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Scusate il ritardo!
Bentornati cari lettori, ultimamente la mia Penna Vagabonda ha latitato un po’ ma mi rimetto subito in carreggiata raccontandovi il breve ma rigenerante viaggio europeo di quest’estate, per il quale io e il mio compagno abbiamo deciso di affidarci a Google Flights, così da puntare su una meta economica ma allo stesso tempo interessante.
[Tweet “SFUGGIRE DAL CALDO: COPENHAGEN”] [/et_pb_text][et_pb_text admin_label=”È la sua volta: Copenhagen” background_layout=”light” text_orientation=”left” border_style=”solid” text_font=”Raleway||||” text_font_size=”16″ text_letter_spacing=”1″ text_line_height=”1.8″ custom_padding=”|4||4″ module_id=”et_custom_section_post_text” _builder_version=”3.0.69″]
È la sua volta: Copenhagen
Una volta inserito
– Aeroporto di partenza: Milano
– Date di andata e ritorno: tre giorni nella prima metà di agosto
– Destinazione: Europa
ci compare subito un marasma di pallini rossi in tutti gli stati del continente, ma il mio occhio viene subito attratto da un aeroporto in particolare: Copenhagen. Approfittiamo di un low cost e, una volta prenotato, ci diamo alla selvaggia ricerca dell’alloggio. Non avevamo considerato che la Danimarca è uno dei più costosi stati europei e quindi rimediare un posticino per dormire in posizione comoda senza subire un salasso economico si rivela un’ardua impresa. Trovato anche l’appartamento, non ci resta che partire: con meno di due ore di volo raggiungiamo l’aeroporto di Copenhagen Kastrup e, ancor prima di atterrare, veniamo accolti da uno stuolo di pale eoliche, avvisaglia di quanto questo stato sia all’avanguardia dal punto di vista ambientale
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Un’altra caratteristica che subito ci balza all’occhio è la cordialità dei danesi: per acquistare il biglietto della metro, indispensabile per raggiungere qualunque punto del centro, veniamo aiutati (noi, come chiunque fosse in fila) dagli addetti che, provvisti di sorriso ed estremo senso pratico, danno indicazioni e istruzioni operative. Il prezzo del biglietto di sola andata è apparentemente alto, ma qui non è in vigore l’euro, bensì la corona danese (1 €= 7,43 DKK). Raggiungiamo quindi in men che non si dica la fermata Forum, subito al di là dei laghi (di forma rettangolare, separano il centro vero e proprio dai quartieri settentrionali e sono tutti attraversati da ponti percorribili da automobili, pedoni e, soprattutto, biciclette). L’alloggio si trova a Nørrebro, zona vivace e multietnica, ricca di negozietti dell’usato e caffetterie esotiche. Da qui riusciamo a raggiungere Indre by (il cuore pulsante della città) in meno di mezz’ora, con una piacevole passeggiata.
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Attenzione ai ciclisti 🙂
Spostarsi a Copenhagen è piuttosto piacevole, ma occhi aperti per i pedoni! Non tanto per le auto, poco numerose, quanto per i ciclisti spericolati che viaggiano a notevole velocità (ma quasi tutti ben protetti dal caschetto) nelle ampie corsie loro dedicate. Al rosso dei semafori la norma è incontrare un paio di veicoli fermi e circa una ventina di biciclette pronte a scattare al verde. Molte anche le bici con annesso trasporta-bimbi, una sorta di grande passeggino…spinto dalle due ruote!
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Nelle lunghe passeggiate abbiamo quindi l’occasione di seguire la mappa dettagliata della città (recuperata all’aeroporto e totalmente gratuita) ma anche di perderci nelle vie pedonali e lungo i canali… Aleggia un po’ ovunque un’atmosfera di immobilità, forse a causa dell’architettura snella ma imponente, che svetta verso l’alto coi suoi colori cupi. Il cielo non ci aiuta ad ammirare i palazzi, perché è per lo più ricoperto da ingombranti nuvole minacciose (e in un paio di occasioni liberano il loro carico d’acqua con potenti ma altrettanto brevi scrosci). Ogni tanto fa capolino il sole, ma ci pensa subito il vento a coprirlo con nuove nuvole. Avevo giusto affrontato il clima oceanico con i miei alunni ed eccomi qui, a viverlo in prima persona!
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Cosa vedere a Copenhagen?
La prima tappa delle nostre esplorazioni è la Piazza del Municipio (Radhuspladsen). L’imponente edificio cittadino in stile neorinascimentale è visitabile al suo interno, così varchiamo la soglia e veniamo accolti da una vastissima sala vuota sulle cui pareti si susseguono i nomi di alcuni re (la Danimarca è tutt’ora retta da una monarchia costituzionale). In una sala adiacente, si possono invece scoprire la storia e ammirare gli ingranaggi dell’orologio mondiale di Jens Olsen a dodici quadranti che fornisce (agli esperti, più che a noi comuni mortali) informazioni astronomiche.
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Decidiamo di non salire sui 298 gradini che ci porterebbero sulla sommità della Torre del Municipio (alta 105 metri), mentre preferiamo uscire e passeggiare nei dintorni: incappiamo nella statua di H.C. Andersen (che, a parer mio, merita quasi di più che la celeberrima sirenetta…), posta dirimpetto al più antico parco divertimenti sopravvissuto sino ad oggi: i Giardini di Tivoli. Attrazioni, giostre e tanto verde si susseguono per i turisti più giocherelloni; noi preferiamo immergerci nella più lunga via pedonale dello shopping d’Europa, lo Strøget. Coi suoi quasi due km è un susseguirsi di negozi (di alta moda, design, di souvenir), caffetterie e tantissimi artisti di strada. Nota di merito: qui tutto è acquistabile con la carta. I contanti paiono superflui e, persino per comprare un panino presso uno dei moltissimi hot dog wagon utilizziamo il bancomat.
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Cosa mangiare a Copenhagen?
A proposito di cibo, la Danimarca offre una gamma di piatti piuttosto ristretta, nel senso che gli ingredienti tendono a ripetersi, ma il loro piatto forte è uno: lo smørrebrød, letteralmente panino col burro. Si tratta di fette di pane (per lo più di segale) da imburrare e abbinare a verdure, carni e soprattutto pesci (in particolare aringhe e salmone). Notevole anche la quantità di locali che propongono hamburger, ma non scherzano nemmeno i ristoranti italiani, con la loro presenza capillare. Nelle nostre colazioni optiamo per single cappuccino (più del doppio di una tazza italiana composta prevalentemente da schiuma con la quantità di caffè utile a dare un tocco di colore più che di sapore…), ma non disdegniamo un tipico Danish breakfast che consumiamo in un locale davvero pittoresco: The Laundromat Cafè. Come suggerisce il nome, si tratta di una lavanderia a gettoni riadattata a caffetteria, all’interno della quale è possibile fare il bucato gustandosi uno dei moltissimi piatti del menu.
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Lasciandovi con l’acquolina in bocca, vi aspetto per proseguire insieme a me il tour di Copenhagen attraverso piazze, parchi, il coloratissimo porto, i giardini reali e… cimiteri che paiono boschi incantati!
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Letterata, insegnante, scrittrice nel tempo libero e viaggiatrice, rigorosamente con la persona che amo: trovo che il mondo sia un po’ più completo se a scoprirlo sono due paia di occhi. Quando possiamo, condividiamo il nostro girovagare con Thorin, il nostro Bovaro del bernese. I miei muscoli più allenati sono quelli di gambe e dita: i primi mi permettono di scoprire e apprezzare “con le mie forze” le meraviglie del mondo; i secondi sono altrettanto fondamentali perché, per me, imprimere su una pagina paesaggi ed emozioni è parte integrante del viaggio
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